Sonvico, parte di Lugano dal 2013, deve il suo nome alla posizione su una collina al limite nord della valle del Cassarate, summus vicus, ossia il villaggio più alto.

Al quartiere sono legati numerosi ritrovamenti di epoca romana e preromana, come una lapide con iscrizione in alfabeto nord-etrusco, e diverse sepolture. Non mancano inoltre testimonianze dell'età del bronzo e del ferro.

Territorio di dominio dei duchi di Milano nel 1400, nel 1517 la Dieta dei 12 Cantoni formalizza l'adesione alla Confederazione Elvetica ponendo come condizione la distruzione delle mura della Castellanza (così all'epoca viene definita la comunità locale compresa nelle mura del Castello di Sonvico).
Fino al 1800 Sonvico comprende all’interno dei suoi confini anche il territorio dell'attuale quartiere di Villa Luganese e, fino al 1878, anche quello del comune di Cimadera.

Il nucleo, di impianto medievale, è ben conservato.
Tra gli edifici di rilevanza storica si segnalano l'oratorio di San Martino, di origine romanica e raro esemplare di chiesa costruita in legno al sud delle Alpi, la chiesa di San Giovanni Battista e la chiesa di San Nazario. Sulla piazza principale si trova la Casa della Ragione. Altra testimonianza storica di rilievo della vita della Castellanza è il Torchio delle noci (1582), uno dei più antichi torchi piemontesi a leva rimasti in Ticino.

Lo stemma

sonvico

L'Armoriale dei Comuni ticinesi di Gastone Cambin, edito nel 1953 dall'Istituto Araldico e Genealogico di Lugano, descriveva così lo stemma di Sonvico: "D'azzurro alla montagna posta sull'orlo di un dirupo e dominante il borgo accostato da due torri rotonde, merlate, finestrate, 2-1, di nero, in tutto d'argento". Lo stemma venne concesso dal Duca Filippo Maria Visconti il 13 gennaio 1415, quale premio per la fedeltà dimostrata ai Visconti dagli abitanti di Sonvico. Lo stemma richiama la posizione di Sonvico, situato sui monti, e la presenza di un castello fortificato che circondava il territorio (Castellanza).

Luoghi di interesse

È uno dei più grandi e antichi torchi piemontesi a leva rimasti nel Cantone (sul tronco principale è incisa la data del 1582).
Il torchio è stato più volte riparato e sono state sostituite alcune parti compromesse dall'usura del tempo. Restauri e sostituzioni particolarmente rilevanti hanno avuto come oggetto la madrevite e la vite, datate 1765 e 1869.
Si pensa che il torchio sia stato usato, oltre che per la torchiatura delle noci, per la torchiatura della vinaccia.
Nell'estate del 1983 sono portati a termine ulteriori lavori di restauro, in cui vengono utilizzate resine speciali per ricostruire parti distrutte e mancanti.

La costruzione primitiva, di cui non rimane traccia, risale al 1375, mentre nel 1419 diventa parrocchia autonoma. Nel corso dei secoli si succedono restauri e opere di ampliamento. Nei lavori del 1938 interviene l’architetto Rino Tami. Un nuovo restauro viene realizzato nel 1997-99.

All'interno della chiesa si osservano dipinti del XV secolo sulla controfacciata, raffiguranti santi e una Madonna in trono. I dipinti di Gian Domenico Caresana eseguiti nel 1614 rappresentano invece i momenti più importanti della vita di Giovanni Battista: la nascita, il battesimo di Gesù, la predizione davanti a Erode e la decapitazione.

Documentata dal 1146, si trova sulla collina di Sorivo. L'edificio religioso nasce, in legno, nella seconda metà del VII secolo ed è grande la metà di quello attuale. In poco meno di un secolo viene sostituito dalla costruzione di una chiesa in muratura, che nel XII e nel XVII secolo viene ulteriormente ingrandita. L'aspetto attuale corrisponde alle modifiche del 1600. 

Le prime notizie sulla chiesa, che si trova lungo la strada cantonale nella frazione di Dino, risalgono a un documento del 1146 che tenta di porre fine a una lite fra il Monastero di San Carpoforo di Como e il Capitolo di San Lorenzo di Lugano. Nel 1684 il vescovo Ciceri ottiene alcuni importanti interventi per evitare che il degrado dell'edificio avanzi. La chiesa viene ancora rinnovata a fine Ottocento e restaurata all'inizio degli anni '70 del Novecento.

All'interno, nella navata, si ammirano afffreschi romanici dell'XI secolo. Nella cappella a nord si trova un'opera matura di Bernardino Luini del 1529 circa, un affresco staccato proveniente dalla chiesa demolita di S. Francesco a Lugano: la Crocifissione con due angeli che raccolgono il sangue di Cristo, la Madonna e San Giovanni Evangelista.

Torchio e Stràdon - @ Alessandro Rabaglio