Valentino Alfano scrive, prima di tutto, per sé stesso. All’inizio non avrebbe mai immaginato che le sue canzoni potessero arrivare ad artisti del calibro di Mina, per la quale ha firmato diversi brani nel tempo. Il destino ha voluto che, grazie a un amico comune, incontrasse il produttore e compositore Massimiliano Pani, figlio della cantante: fu lui ad ascoltare per la prima volta i suoi pezzi e a sceglierli per l’album Attila del 1979. Tra i vari ricordi, Valentino racconta di quando si trovò a cantare i suoi brani direttamente davanti a Mina, un’esperienza vissuta con comprensibile tensione. In quell’occasione aveva composto anche la musica, poi arrangiata in collaborazione proprio con Massimiliano Pani. 

Il contrasto tra la sua carriera musicale e il suo lavoro al Lido di Lugano, dove si occupa principalmente di impianti, è sorprendente. La scrittura per lui nasce dalla musica, dalla melodia. Spesso con la chitarra tra le mani, inizia a raccontare una storia, mettendo su carta parole che, per lui, sono già note di una melodia, proprio come accade nella poesia. Le “storie”, come le chiama lui, prendono vita dagli incontri e dai dialoghi con le persone, trasformandosi in racconti profondi, leggeri o anche divertenti.

La sua creatività non è qualcosa di rigido o programmato: segue il ritmo della vita, come un’onda che sale e scende. “Sforzarmi non mi fa arrivare a nulla, devo proprio sentirlo dentro” ci confida. Ed è proprio questa spontaneità a guidare il suo processo creativo e, forse, a rendere i suoi testi così autentici.

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