Seguendo la sponda del lago di Lugano, lungo la passeggiata che porta da Piazza Manzoni al Parco Ciani, si può incontrare un cartello della Città con le istruzioni per scoprire il mostro nel lago, attivando il GPS e grazie alla telecamera del proprio smartphone. Quest'opera digitale, realizzata da Roberto Giavarini, nasce ispirata da una leggenda e da un'idea suggerita all'artista da Ilaria Stirpe, professionista nell'ambito del marketing. 

La leggenda
Il lago di Lugano prende nome da Ceresio, un personaggio del mito antico, Signore del lago, descritto con una lunga barba di alghe e che viveva in una grotta misteriosa sotto la superficie.
La leggenda narra che a Lugano, a quell'epoca, vivesse un pesce gigantesco, così potente e maestoso da sconvolgere, con i suoi movimenti impetuosi e furibondi, le acque del lago e le terre circostanti. Dimenandosi con estrema forza, il pesce provocava cataclismi, terremoti, onde altissime e trombe d'aria. La morfologia delle acque e delle terre fu per secoli in continua mutazione, sconvolta continuamente dalla furia dirompente del pesce mostro. Per secoli Ceresio, il Signore del lago, fu in guerra contro il pesce mostruoso, voleva fermarlo e distruggerlo.

Alla fine dell'antica era, grazie a uno scontro ancestrale di immane violenza, Ceresio vinse la battaglia e il pesce mostro fu inghiottito e imprigionato in un'enorme voragine che si aprì sul fondo del lago. L'antica memoria di questa storia si è persa nel tempo, ma il mostro vive ancora oggi nelle profondità del Lago di Lugano. Molti dicono di averlo visto più volte nuotare possente tra le onde.

La performance 3D

Roberto Giavarini e il suo team hanno voluto ridare vita all'immenso pesce creando una performance digitale in realtà aumentata visibile con cellulare e visore 3D. La realizzazione del modello 3D segue una ricerca approfondita delle antiche specie fossili e delle caratteristiche anatomiche dei pesci contemporanei. 

Il concetto parte dall'etimologia del significato antico di "mostro" che indica ciò che fa paura, ma anche ciò che meraviglia. La "pelle" del mostro (texture) è composta da forme geometriche frattali d'oro lucente, nelle cui tessiture sono incastonate pietre preziose nere. I colori principali sono il rosso, il nero e l'oro, colori che hanno dei significati alchemici: il rosso rappresenta la vita, il sangue e il fuoco; il nero, la nigredo, rappresenta invece la fase in cui la materia decompone e torna al suo stadio primitivo, alla condizione del caos originario da cui ha avuto origine tutta la creazione. L'oro è infine il risultato ultimo di una scala di perfezione che tutti i metalli raggiungono a seguito di molte "trasmutazioni". L'opera è quindi una creatura ancestrale, una meraviglia della natura del mondo antico, curata in ogni dettaglio dal team di Giavarini, inclusa la colonna sonora.

L'opera digitale è georeferenziata con le coordinate del lago di Lugano: ciò significa che per poterla ammirare è necessario recarsi a Lugano. Con cellulare o con visore in realtà aumentata, si vede il gigantesco pesce nuotare nel lago, con un effetto realistico assoluto. Ogni osservatore può vedere il pesce muoversi perfettamente dalla sua esclusiva prospettiva. 

Curioso sapere che, per il principio della sovrapposizione quantistica, il mostro di Lugano è georeferenziato contemporaneamente nel cratere Bernoulli sulla Luna, rendendo di fatto quest'opera la prima al mondo ad esistere nel lago di una città, ma anche al di fuori del pianeta Terra. Roberto Giavarini e il suo team hanno deciso di donare l'opera alla Città di Lugano in onore di un mito antico della città e perché possa essere un motivo in più per visitare Lugano.

Nella foto da sinistra: Roberto Gorini, Roberto Giavarini, Michele Foletti

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